 |
 |

La fontana di Venere e Adone riprende il mito della dea che supplica l'amante di non recarsi alla caccia al cinghiale, poiché sa che l'animale ucciderà il giovane. L'opera, magistrale esempio di stile rococò, fu terminata da Gaetano Salomone nel 1784 e rappresenta la parte finale di quella passeggiata, viaggio incantato, che il visitatore percorre dalla reggia, attraverso il grande viale centrale al parco, fino alla cascata.
Le sculture, in marmo bianco appena venato, sono dislocate come in un palcoscenico su scogli di pietra, percorsi e mossi da getti e cascate.
La composizione si articola intorno uno schema piramidale quasi perfetto, leggermente sfalsato dal putto in alto, mentre, in basso, accanto ai due protagonisti, sono rappresentati, su livelli diversi, gli altri personaggi: i cani accompagnati dagli Amorini, il cinghiale, splendido nella rappresentazione di straordinario realismo e una ninfa, che da una posizione marginale, guarda lontano.
• Stato di conservazione
La Fontana come tutto il viale è situata ortogonalmente sull'asse Ovest-Est, quindi direttamente a mezzogiorno. Gode di una insolazione giornaliera continua ed è esposta sia ai venti del quadrante Nord, che di quelli provenienti da Sud. Ne segue che subisce un’azione di degrado molto forte, aggravata dall'acqua, che rilascia sali e residui organici.
La "scogliera", di basamento alle sculture, è costituita da massi calcarei modellati, congiunti in antico da zanche di ferro, oggi del tutto scomparse.
Vaste colonie di biodeteriogeni hanno attaccato le superfici litiche, provocando zone di corrosione e la deposizione di ossalati gialli e neri, talvolta molto deturpanti.
Il manufatto ha subito vandalismi vecchi e nuovi, come testimoniano le appendici mancanti a quasi tutte le statue (dita di mani e piedi, zampe degli animali ecc…).
Patine e croste nere ricoprono per oltre l'ottanta per cento la superficie del manufatto.
Le sculture di Adone e Venere presentano zone di maggiore degrado, dovuto all'impoverimento del reticolo salino, proprio in corrispondenza delle parti più modellate in antico e che, proprio per questo, presentavano, già all’epoca, microtraumi da scalpello.
Sulle sculture si notano i segni di due interventi principali di restauro, il primo databile all'Ottocento, l’altro subito dopo la seconda guerra mondiale.
Il ripristino ottocentesco ha interessato principalmente il rifacimento degli arti mancanti, che si distinguono perché, probabilmente provenendo da altre statue, non corrispondono nelle proporzioni alle sculture della fontana, né tanto meno per la qualità e per il colore dei marmi. Nell'800, per garantire la tenuta delle “protesi”, furono inserite delle grappe di rame, che negli anni si sono rivelate estremamente dannose.
Nel ripristino degli anni cinquanta del XX secolo, a parte l'uso abrasivo di spazzole metalliche, ancora rilevabile sulle parti più delicate dei marmi, sono state mal rifatte dita di mani e piedi con un materiale simile al moderno stucco per marmi, con inserzione di spinotti di ferro, e sono state sigillate tutte le giunture tra i massi della "scogliera" con cemento idraulico. Probabilmente in questa occasione sono state rimosse le zanche originali di tenuta tra gli scogli. Riteniamo che questo possa essere stato un pericoloso arbitrio, in quanto, certamente, le zanche di giunzione erano state previste per motivi di sicurezza statica del monumento.
• Intervento
1. Disinfestazione
Uso di biodeteriogeni, prodotti dalla Biochem, contro alghe, licheni e muschi
2. Pulitura
Lavaggio con acqua atomizzata, previa la rimozione a mano del terriccio e del guano presente.
Rimozione meccanica dello strato superiore dei sali, che avevano incorporato le alghe
Rifinitura con ripetuti impacchi di AB 57.
Rimozione delle macchie di ossido metallico con impacchi chimici appropriati.
Eliminazione delle croste nere e dello sporco grasso con impacchi di Ammonio carbonato in acqua deioonizzata, veicolato in polpa di legno.
Lavaggio finale con acqua deionizzata
3. Consolidamento e integrazioni
Le parti che denunciavano un impoverimento del reticolo salino sono state trattate con impacchi di Idrossido di Bario.
Rimozione delle grappe di rame presenti.
Le parti interessate sono state riadese mediante resina epossidica e sbarre di vetroresina calettate in appositi fori interni.
Rifacimento di tutte le connessioni tra gli scogli con l'inserzione in fori calibrati di sbarre di vetro resina, adese con resina Epox.
È stato rimosso un braccio che non apparteneva al monumento (consegnato successivamente al gabinetto di restauro della Soprintendenza)
4. Stuccature
Rimozione di tutte le parti rifatte in stucco per marmo nel restauro degli anni '50 del XX secolo.
Tutte le stuccature di giunzione tra i massi della scogliera sono state rifatte con un formulato di graniglia di un litotipo simile.
Le stuccature alle statue sono state rifatte sotto livello.
5. Protezione finale.
|