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Il bagno di "Maria Carolina", concepito come un'antica terma romana, presenta una vasca ovale in pietra di Mondragone, ed è decorato dagli encausti che Philipp Hackert realizzò entro il 1795 . Il motivo con figure allegoriche, su fondo azzurro ripartito in riquadri, riprendeva il gusto dell'epoca: ascendenza pompeiana, ma ancora con elementi rococò.
Nel 1979 ,alcuni giovani di San Leucio, in circostanze del tutto fortuite, ritrovarono la vasca, che risultava coperta da un pavimento.
• Le condizioni ambientali
I locali del “bagno”, situati al secondo piano dell'ala est dell'edificio del Belvedere, sono sottoposti alle falde della retrostante collinetta.
L'ambiente prende luce e aria da tre aperture, sul lato ovest, che danno accesso a un adiacente terrazzino, inserito di raccordo tra le due ali ortogonali dell'edificio.
Al secondo piano dell'edificio, a mezzo di una scala elicoidale, attraversando un vano, si accede alla sala vera e propria della “piscina”.
La parete est del bagno confina, materialmente sottoposta di diversi metri, con il terrapieno della collina: a questo principalmente prima di ogni altra causa è da imputare il degrado che interessa il locale, prima ancora che all'incuria degli uomini.
Trattandosi di uno spazio confinato nel quale è presente un coefficiente di U.R. altissimo sarebbe stato molto utile assicurare una buona ventilazione dei locali in modo da non permettere al vapore acqueo di condensarsi sui punti freddi delle pareti, come è accaduto negli anni.
Stato di conservazione
Il manufatto ha subito nel tempo una serie di interventi tutti innescati dalle condizioni ambientali.
Gli antichi encausti, dei quali esiste ancora qualche traccia, sono stati man mano sostituiti da ridipinture ad olio e a tempera, presto rimosse o degradate dalle condizioni di persistente imbibizione dell'ambiente.
La fuoriuscita di sali specialmente nitrati, ha interessato maggiormente la parete est ed in parte, specie per quanto riguarda il dilavamento, la parete confinante con il terrazzino, che è stata oggetto anch'essa di infiltrazioni, perché continuamente imbibita dall'acqua pluviale proveniente dal tetto.
Si è resa immediata la necessità di indagini specifiche che confortassero con dati certi quanto empiricamente veniva acclarato.
All'uopo sono stati eseguiti e commissionati una serie di esami alla Interservice e all'Università degli Studi del Molise, di cui si dà di seguito relazione.
Sulle pareti del bagno sono stati condotti i seguenti esami allo scopo di meglio individuare le cause del forte degrado introdotto dalla presenza di umidità sulla parete est del locale:
• Misurazione settimanale con igrometro da parete.
• Esame settimanale per 5 mesi dell'U.R. con termoigrometro Salmoiraghi a scheda.
• Esame fisico-chimico
• Misurazione e definizione delle quote
• Esame geoelettrico
Descrizione
Il lato est del muro perimetrale di tufo grigio, componente strutturale dell’ambiente del “bagno”, fu immediatamente riconosciuto umido dallo stesso Hackert, tanto che già all'epoca il Maestro fece eseguire, su quel lato, una intercapedine di circa un centimetro mediante mattonelle invetriate, distanziate dalla parete da chiodi di acciaio, che avevano anche il compito di sostenerle staticamente. Sulla contro parete così creata dalle mattonelle fu steso il tonachino e lo stucco sui quali fu eseguito il decoro.
Nonostante quanto al punto precedente, l’umidità ricomparve presto sul muro provocando i ben noti danni, sin dai primi anni della sua creazione. Per questo, probabilmente, già in epoca borbonica, fu creato sul lato esposto all’esterno, accosto al muro, un profondo drenaggio (quando furono eseguiti i saggi per conto dell’INFRA SUD, presente la nostra Ditta, lo stesso drenaggio apparve in visibile degrado e inutile allo scopo).
La parete est è la più fredda, relativamente al resto del locale. Non esistendo una giusta aerazione, dal momento che le finestre sono sempre chiuse, il gradiente di U.R. risulta alterato, l'UR arriva al 100%.
Fenomeni di condensa si verificano puntualmente nel locale per le differenze di gradiente termico, sulla parete est più fredda sono evidenti gli effetti “rugiada”.
Il lato nord del bagno, tramite un fornice, probabilmente di epoca posteriore in quanto i suoi contorni tagliano malamente i decori della parete dipinta, comunica con una stanzetta, la cui altezza è stata dimezzata, in epoca incerta, da un solaio: la stanza praticamente non è ventilata e anche qui sono ben presenti fenomeni di umidità sia da condensa, che da risalita.
Il terrapieno retrostante l'edificio che accoglie il “Bagno” confina con il muro stesso dell'edificio che emerge dal terreno per circa un metro, mentre a nord confina con un muro di contenimento in tufo, dell'altezza di circa cinque metri, che fonda sul giardino laterale all'edificio.
Al di sotto delle tegole del tetto, le pareti interne del solaio, che sovrastano di un piano il “Bagno” e confinano per buona parte con il terrapieno di cui ai precedenti paragrafi, sono perfettamente asciutte. Se ne deduce che le infiltrazioni non possano provenire dall'alto, né da un piano parallelo alla superficie del terrapieno.
Negli anni ’90 del ‘900 alla distanza di due metri circa dal muro est dell’edificio e parallelamente ad esso fu eseguita una camera d’aria consistente in un vasto locale ipogeo in cemento armato, munito di un pozzetto, dove è azionata una pompa idraulica. La base del detto locale, come si è potuto constatare dalle misurazioni eseguite, insiste ad una quota che sovrasta di circa due metri quella del pavimento del bagno.
Durante la prospezione nell’autunno del 2007, presente il Soprintendente Arch. Guglielmo, potemmo constatare che il pozzetto della camera d'aria, conteneva circa quindici centimetri di acqua e che la pompa non drenava. Riteniamo però che ciò sia irrilevante ai fini di eventuali infiltrazioni, perché le pareti e l'assito della camera d’aria risultavano asciutte.
L’esistente camera d’aria di cemento armato e calcestruzzo costituisce, vista la scarsa profondità che raggiunge, una bolla impermeabile che, praticamente galleggiando sulle eventuali acque di falda e di infiltrazione, finisce col raccoglierle ed indirizzarle verso il muro maestro dell'edificio del “bagno” e sul muro di contenimento laterale.
Le acque, raccolte dalle pendenze della collina, arrivano sulla piazzola creata dalla copertura della camera d’aria che ha come limiti il muro dell’edificio del bagno e ortogonalmente il muro di contenimento del sottostante giardino.
Parte delle acque pluviali raccolte dalla spianata tracimano sul margine all’angolo esterno del muro, imbibendo il confinante contrafforte di tufo (osservazione effettuata durante un temporale abbattutosi sulla zona)
Le misurazioni con l'igrometro da parete i cui grafici sono stati in parte consegnati alla Soprintendenza, dimostrano che l'andamento delle macchie di umido sulla parete del bagno hanno un ciclo abbastanza dipendente dalla copiosità delle piogge.
Gli esami chimici hanno rilevato come i sali maggiormente presenti sulle superfici dipinte siano quelli di Titanio, un materiale che non si usava ancora nel Settecento, quindi proveniente da restauri recenti. E’ evidente che l'emersione e la conseguente sublimazione dei sali di Titanio sull'encausto sia dovuto all'effetto rugiada precedentemente esposto.
Conclusioni
Le infiltrazioni nell’ambiente ipogeo del “Bagno” ai lumi degli esami eseguiti hanno le seguenti causali:
l’acqua di falda filtra scorrendo sotto il pavimento della camera d’aria di cemento e finisce contro il muro maestro del “bagno” imbibendolo pesantemente. Questa corrente idrica discioglie e scolla le malte degli intonaci causandone l'ammalaciamento e la conseguente caduta e degrado. Si noti che le misurazioni idroelettriche condotte dal Prof. Paolo Mauriello denunciano la massima imbibizione di acqua sulla parete proprio all'altezza di due metri dal pavimento del bagno: esattamente in corrispondenza della quota cui si ferma il pavimento della retrostante camera d'aria.
La fortissima imbibizione della parete est del bagno ha provocato l'ossidazione completa ed il disfacimento degli ultimi chiodi di acciaio, non ancora sostituiti, usati da Hackhert, come distanziali per la controparete di mattonelle. Le teste dei chiodi ossidate e quindi aumentate notevolmente di volume hanno provocato lo scoppio degli intonaci sovrastanti con la conseguente perdita di superficie cromatica originale, che allo stato può essere valutata intorno al 15%.
1. Resta chiarito che qualunque intervento di manutenzione o ripristino del “bagno” potrà ritenersi duraturo o almeno efficace solo a condizione che con opportuni presidi si riuscirà a sbarrare le via di acqua, che attualmente insiste sulle pareti dell'importante monumento, alta testimonianza della vocazione europea della cultura del settecento napoletano.
2. Ogni intervento di relativo restauro della parete est è da demandare ad un intervento generale, assolutamente non procrastinabile, che isoli il muro perimetrale dell'edificio del “bagno” o devii la falda. Ciò potrebbe salvare quanto ancora resta del decoro. Ogni altro intervento palliativo non potrebbe fare altro che aggravare lo stato presente apportando solo un trascurabile ritardo alla presente agonia del manufatto.
I restauri delle altre pareti potranno avere una durata accettabile, dopo gli interventi di deumidificazione in atto, soltanto se saranno adottati tutti i presidi previsti per gli ambienti confinati
Interventi
1. In seguito di quanto accertato si è proceduto alla fase preliminare dell'intervento rimuovendo le transenne ottocentesche rimontate in epoca recente: Le grate erano state riassicurate mediante perni infissi nel marmo con tasselli metalici, e saldati elettricamente ai piedini degli elementi, il tutto allargando e sfrangiando rudemente i preesistenti fori di calettamento, procurando qualche lesione e delle schegge malamente riadese, in seguito alla stuccatura di riempimento dei crateri provocati Si è proceduto con molta cura a rimuovere le stuccature superficiali recuperando le schegge del marmo presenti.
2. Sono state tagliate le teste saldate dei sottostanti perni di ferro liberando così le grate.
3. Gli elementi delle grate sono stati depositati nella stanza adiacente il “bagno”.
4. Gli incavi lasciati liberi dalle stuccature e dai ferri sono state pareggiate con l'inserzione di tasselli di marmo, stuccati a colore in modo da non turbare la superficie.
5. Al centro delle stuccature è stato predisposto un foro di modesto diametro nel quale inserire eventualmente dei dissuasori per i futuri visitatori.
6. Sono state smontate tutte le stuccature dei paramenti marmorei improprie o decoese.
7. Sono state livellate le lastre marmoree che presentavano dislivelli.
8. Sono state rifatte le stuccature con resine epossidiche ed inerti colorati a imitazione delle venature del marmo.
9. I marmi sono stati trattati con due mani a rifiuto di Etile silicato e con una mano di Wacker 290
10. Come finitura, al momento dello smontaggio del cantiere, i marmi sono stati trattati con una mano di cera professionale.
Interventi relativi alla parete ovest
1. Si è operato un saggio rimuovendo una fila di mattoni lungo il muro fino al margine del balcone: sotto il massetto si è ritrovato uno strato di impermeabilizzazione in ottime condizioni.
2. Il massetto smontato e le mattonelle sono state ripristinate con la stessa metodologia del precedente intervento.
3. Sulla parete esterna aggettante sul terrazzino, che, come già detto, risultava interessata dalle acque pluviali di percolamento dal tetto, sono stati praticati su tre livelli paralleli, una serie di fori da cm. 2,5 inclinati nella parete di circa 30° e profondi circa 60 cm.
4. I fori di cui al punto precedente non appena sono risultati asciutti sono stati imbibiti con tre applicazioni a rifiuto di resina Silossanica.
5. Successivamente l'ingresso dei fori è stato parzialmente chiuso lasciando un foro di aerazione di mm. 2 che permette uno scambio aereo di vasta superficie al muro già parzialmente impermeabilizzato dallo sbarramento chimico operato.
6. L'applicazione del presidio è stata positiva in quanto la parete interna risulta deumidificata.
7. Sono state trattate le alghe verdi presenti sul paramento.
8. Lo stesso problema è stato affrontato ed in parte risolto negli intonaci della parte nord est della “piscina”, interessati da un fenomeno. Ugualmente sono state trattate le forme algali e le muffe presenti.
9. I fori operati trovandosi in una zona di colore grigio non sono stati chiusi in quanto la loro maggiore aerazione, riuscirà a mantenere in uno stato di accettabile umidità la parete dello scalino.
10. Sono stati consolidati e riadesi i film cromatici di tutte le superfici dipinte
11. Previa l'applicazione di garzine adese con Primal Ac 33 al 5% si è potuta scostare la zona di intonaco scoppiato per l'ossidazione delle teste delle ultime chiavarde di acciaio in loco che tenevano scostate dai tufi le mattonelle invetriate che costituiscono il diaframma esterno della camera d'aria sulla quale Hackert ha steso il tonachino dei decori.
12. Le zolle di intonaco sono state riadese dopo la sostituzione delle chiavarde con tasselli di acciaio cadmiato. Naturalmente il recupero della zolla di intonaco è stata possibile dove l'intonaco sulla testa del chiodo non si era già polverizzata.
13. I nitrati e gli altri sali solubili presenti sulle pareti sono stati rimossi con tamponi di acqua distillata.
14. Sono state disinfestate le parti interessate da colonie fungine.
15. Sono stati effettuati degli impacchi di pulizia e desolfatazione, per tempi brevi, vista la delicatezza dei film cromatici interessati, sulle pareti e sulla volta con Ammonio carbonato in soluzione satura veicolato in polpa di cellulosa.
16. Sfruttando l’intercapedine “impermeabile” di maioliche, ideata da Hackert, si sono operati due fori del diametro di circa 10 cm., uno alla base del decoro in corrispondenza del lato ingresso ed uno all'altra estremità nell'angolo in alto. Al foro sulla base è stato applicato un aspiratore in funzionamento continuo, che convoglia una corrente di aria nella camera d'aria che passando sul retro del decoro sfoga dall'altro foro in alto. In tal modo si è creata una ventilazione forzata necessaria per aumentare l'efficacia funzionale della camera d'aria esistente, limitando o addirittura impedendo la permeazione dell'umidità sui decori.
Ripresa cromatica
1. La devastazione cui è stato oggetto il monumento, per la trascuratezza e la mancanza di attenzione alle condizioni ambientali, oltre a gravissimi atti vandalici, negli anni ha procurato il dilavamento dei precedenti ripristini, col conseguente ulteriore degrado dei decori e la sgoratura dei colori usati. L'umidità di trasudamento ha fatto emergere sali e degradato ulteriormente, impoverendo il reticolo salino degli intonaci, provocando bollature e sollevamenti dei film cromatici. Ben poco dei film cromatici originali era presente sulle pareti, come poco dei ritocchi operati nel tempo.
2. Di concerto con la D.L. si è proceduto ad un ripristino di intonazione del manufatto, senza ricorrere a rifacimenti da considerarsi comunque arbitrari.
3. Sono stati rintracciati e integrati gli scomparti geometrici e le riquadrature andate perse.
4. Sono state ripristinate le stuccature delle vecchie lacune presenti e intonate secondo il colore dei riquadri adiacenti invece che a neutro come si presentavano anteriormente all'attuale ripristino.
5. Sono stati ripresi i finti marmi delle alzate dei gradoni della vasca.
6. Tutto il ripristino cromatico è stato eseguito con colori a tempera della Windsor & Newton.
7. Non è stato dato nessun protettivo sui dipinti, in quanto qualunque pellicola superficiale potrebbe aumentare il pericolo di bollature e sollevamenti dei film cromatici in presenza di umidità.
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