Restauri privati

Lavori privati, anche di singoli manufatti (dipinti, sculture, pastori, ceramiche, disegni su carta, fotografie d'epoca, stoffe, mobili anche dipinti, modernariato in genere)

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Restauro del nartece della cattedrale di Sessa Aurunca - Caserta



Attraversando l’antico tessuto medievale di Sessa Aurunca, si raggiunge la piazza il cui impianto permette una vista ancora ben centralizzata e prospetticamente corretta della grande facciata della cattedrale di straordinaria ed emblematica monumentalità. Il corpo dell’esonartece a tre fornici, ricoperto di preziose sculture ed ornati medievali e romani, di spoglio, sopravanza la facciata del monumento.
La cattedrale e più visibilmente la facciata fu costruita, in parte, con materiale proveniente dallo spoglio dei monumenti classici della ricca città romana; grandi megaliti calcarei e/o tufacei a seconda della tessitura, ne costituiscono la muratura, i marmi delle sculture e degli archi sono costituiti da cipollini romani e da altri litotipi (che sono stati identificati nella relazione scientifica, consegnata alla Soprintendenza).
L’edificio è orientato secondo la direttrice da Nord-Ovest a Sud-est per cui tutta la sua superficie nel procedere della giornata riceve luce e calore. I venti dominanti e comunque quelli maggiormente influenti, come si può rilevare dall’inclinazione dei dilavamenti presenti sulla facciata, provengono da Nord.

. Stato di Conservazione

Le escursioni termiche stagionali sono contenute nella media delle località collinose delle Campania, più rilevanti sono quelle giornaliere a causa dell’insolazione diurna cui è sottoposto l’edificio e il repentino abbassamento notturno della temperatura, che specialmente in presenza dei venti freddi del nord produce estesi e gravi fenomeni di gelività, che interessano in modo preminente i paramenti tufacei della parte alta della facciata provocando i distacchi in atto e stato di sfarinamento delle facce a vista.

Il monumento a causa di movimenti tettonici e sismi iterati nei mille anni della sua vita presenta antiche e moderne lesioni. Le piante superiori si mostrano in vaste colonie sia sui paramenti che sui cornicioni, mentre i biodeteriogeni, specialmente allo stato algale, compaiono a contorno delle superfici dilavate e sui paramenti tufacei.
Una patina di particellato grasso doppia e compatta ricopre le parti meno esposte delle sculture e dei paramenti del monumento, mentre croste nere e dilavamenti si estendono nelle zone esposte. I marmi presentano fenomeni di degrado preannuncianti una futura grave disgregazione. Sono visibili le testimonianze di atti vandalici su alcune delle sculture della ricca facciata. La solfatazione come si evince dalle foto è presente sulle parti più esposte. Antichi interventi di consolidamento e protezione statica sono stati effettuati mediate cerchiature di ferro e staffe che oltre ad essere antiestetiche ed improprie, ossidandosi hanno macchiato i marmi.

La parte interna al pronao, denuncia la presenza di un rilevante effetto “cappa” dovuto all’esistenza di un ambiente particolarmente confinato tra l’esterno e l’interno del pronao, la deposizione di un particellato particolarmente aggressivo offusca il colore dei marmi, ricoperti da una uniforme e spessa patina grigia, che nasconde completamente la varia natura e le policromie degli importanti litotipi. Tutto appare di un brutto grigio uniforme, la formazione dell’effetto rugiada ha provocato in alcuni punti i suaccennati fenomeni di solfatazione dei litotipi.

L'esame diretto dopo l’istallazione del ponteggio ha permesso di rilevare le seguenti azioni di degrado:
• I bassorilievi dell'arcata centrale rappresentanti le storie di S. Pietro erano interessati da un diffuso proliferare di una colonia di alghe endofitiche, che avevano danneggiato in modo sostanziale alcune formelle esfoliandole, e proliferavano sulle altre.
• Improprie puliture, effettuate con mezzi grossolani, allo scopo di rimuovere un’antica patina, che invece andava conservata e protetta. Questo intervento dilettantesco aveva lasciato forti abrasioni e deturpamenti delle delicate superfici litiche dei bassorilievi che le piogge acide, le cui tracce sono presenti su tutta la superficie esposta del monumento, avevano approfondito ed aggravato: alcune formelle presentavano segni della disgregazione del reticolo salino del marmo.
• Profonde solfatazioni sul grifo sul portale a sinistra (faccia alla Cattedrale) e su quello centrale; sul capitello esterno all'estremo destro del portico, erano presenti su tutte le superfici scolpite le tracce di una sommaria pulitura effettuata con spazzole rotanti. Sui prospetti degli archi dei portali era stata rimossa (per ignoranza?) una decorazione dipinta a rombi e cerchi di cui non resta che una leggera immagine nel tessuto del marmo e sulla parte della cornice interna (parte sinistra) del prospetto dell'arco sul portale destro.
• Moltissimi resti di imprimiture o addirittura di colorazioni affrescate in antico erano state rimosse durante precedenti interventi, qualche traccia residua è stata successivamente protetta e conservata; gli esami al microscopio hanno permesso di rilevare addirittura le tracce di antiche dorature a bolo.
• Colature di ruggine, di catrame e di cemento comprimevano la giusta leggibilità delle superfici.
• I ruscellamenti di acque meteoriche particolarmente acide avevano attaccato le superfici esterne dei paramenti lasciando profonde tracce di corrosione, specie sul lato destro e su leoni di "Paonazzetto" e sui relativi paramenti.
• Le sculture aggettanti presentavano cerchiature e staffe ossidate e ferrose a sostegno e sutura di antiche fratture e lesioni.
• Lesioni da gelività erano presenti su molte parti dei paramenti e sulle sculture della facciata.
• Delle grossolane stuccature a cemento nero interessavano tutte le giunture dei paramenti, le lesioni delle colonne e quelle delle sculture.
• Le volte del nartece erano degradate da gravi decoesioni dei conci delle arcate lesionati in più punti.
• I costituenti degli archi marmorei avevano preso la spinta di catasto in quanto le zeppe di ferro adoperate in antico si erano ossidate perdendo la capacità di collegamento tra gli elementi dell'arco. Un modesto tentativo di reincatastamento fu fatto in epoca abbastanza recente con l'inserzione forzata nelle fessure di zeppe di legno. ( che sono state sostituite, come le ormai inutili zeppe di ferro, con inserti di marmo e resina).
• Gli intonaci cementizi apposti in epoca moderna alle volte del pronao erano guastate da infiltrazioni provenienti da una copertura mal fatta.
• Una lastra marmorea facente parte del gradino laterale di accesso era stata sostituita con una colata di calcestruzzo.


Interventi

Esonartece – marmi e tufi

1. Esami chimici, fisici e litologici.
2. Estirpazione e successiva disinfestazione delle piante superiori presenti.
3. Disinfestazione con prodotto appositamente formulato dal Prof. Nicola Lenacota (BioChem), delle alghe endolitiche e degli altri biodeteriogeni presenti sulle sculture e sui paramenti.
4. Lavaggio con acqua distillata a bassa pressione.
5. Consolidamento dei paramenti tufacei.
6. Rimozione delle patine grasse con appositi impacchi.
7. Trattamento delle croste nere con impacchi di Ammonio carbonato in soluzione acquosa veicolato in polpa di cellulosa
8. Riduzione delle solfatazioni con impacchi di Ammonio carbonato in soluzione acquosa veicolato in polpa di cellulosa, successivo consolidamento a idrossido di Bario.
9. Rimozione di tutte le stuccature a cemento.
10. Revisione delle staffe di tenuta che non potevano essere rimosse perché antiche e non perdenti ossidi.
11. Inserzione ove necessario di presidi in Aramite.
12. Rimozione di scritte e graffiti con apposito prodotto del Prof. Lenacota (Biochem).
13. Pulitura delle patine cementizie del piano terra interessanti le basi delle colonne e le parti basse dei paramenti, con strumenti ad ultrasuoni.
14. Integrazione delle zampe del 2° leone a sinistra dell’arcone centrale con inserti di resina Policril trasparente usata senza additivi e formata per colata in una forma di gomma siliconica.
15. Integrazione delle zampe anteriori del leone all'estremo destro del primo ordine con stucco a base di sabbia calcarea, calce Lafarge, Primal Ac 33 con piccole aggiunte di colori per affresco.
16. Il leone alla seconda fila in alto a sinistra mancava delle zampe anteriori perché cadute in seguito a dissesto insieme a tutta la parte anteriore della base, che in epoca antica fu sostituita con fetta di "Rosso antico" di misure e sezioni diverse e tali da non permettere nessun reale appoggio a successive protesi di sostegno al tronco leonino, che spezzato in più punti era tenuto in loco da forcelle di ferro. Le zampe mancavano completamente e qualunque azione di rifacimento sarebbe stata di notevole e insopportabile arbitrio: si è proceduto allo smontaggio delle zanche, all'assestamento delle parti rotte e alla loro definitiva riadesione con resina epossidica. Nel tronco della scultura sono state fissati, mediante due fori calibrati, due sbarre di Aramite da 18 mm., che, attraversando la scultura, la assicurano ai paramenti mediante la continuazione dei fori di calettamento. Dal petto alla base per i motivi esposti non era possibile pensare a due protesi è stata fissata, invece, mediante perno in acciaio inox, una sbarra cilindrica di Plexiglass.
17. Tutte le microfessure e sfogliamenti delle "Storie di San Pietro" come dei due leoni in "Pavonazzetto" sono state riadese e consolidate con iniezioni di resina epossidica.
18. Le microfessure presenti sui paramenti e sulle sculture sono state stuccate con una maltina.
19. Riadesione delle parti gravemente lesionate da sfettature da carico della seconda colonna a destra, rimozione delle cerchiature, mediante l'inserzione tra i pezzi separati di 12 sbarre di Aramite da 18 mm.
20. Rimozione delle brutte e vaste stuccature a cemento sulla base e reintegrazione con stucco epossidico .
21. Stuccatura di tutte le connessioni tra i blocchi del paramento con una malta a base di calce idraulica, sabbia e colori per affresco.
22. Rifacimento delle parti ammalaciate degli intonaci delle volte con apposito prodotto delle Weber e Bruten.
23. Attintatura delle volte con tempera lavabile e spugnature di equlibratura e adeguamento cromatico con colori per affresco veicolati in resina acrilica.
24. Protezione finale con Wacher 290
25. Protezione con “Antigraffiti “ fino all’altezza di due metri.
26. Dissuasori anticolombo sugli archi e cornici del nartece

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