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Palazzo Piccolomini, accanto al duomo, fu commissionato a Bernardo Rossellino, nella seconda metà del XV, da Enea Piccolomini - papa Pio II-, nell'ambito del progetto della ricostruzione di Pienza, come città ideale. Per la sua realizzazione il Rossellino si ispirò al Palazzo Rucellai di Firenze.
La facciata del Palazzo che dà su via del Balsello costituisce il lato Nord-Ovest del fabbricato.
I paramenti ricevono poche ore d’insolazione pomeridiana in modo non omogeneo.
I venti preminenti sono quelli del quadrante nord, che agiscono con particolare veemenza in inverno.
Gli excursus climatici e stagionali sono notevoli, come l’U.R. che subisce forti sbalzi.
• Materiali costituenti
I paramenti sono costituiti dalla caratteristica arenaria toscana; i marcapiani, salvo quello del piano ammezzato, che è della stessa arenaria, sono di travertino toscano, come le bifore delle finestre e gli stemmi.
Le malte sono quelle classiche a base di grassello e sabbia e/o polvere di travertino con o senza coccio pesto.
• Stato di conservazione
L‘arenaria toscana dei paramenti presentava le caratteristiche esfoliazioni lamellari, che costituiscono il principale fattore di degrado endogeno di queste grovacche.
Ripristini ed antichi restauri causati dalla necessità di porre riparo, alle lesioni prodotte dallo scivolamento delle fondamenta sulla faglia argillosa, hanno parzialmente offuscato il tessuto architettonico della facciata. La chiusura, spesso esteticamente sgradevole, di parecchie finestre il cui architrave si era lesionato, ha contribuito a creare un senso d’inarrestabile degrado. La barbarie della guerra ha lasciato il segno di numerosi e gratuiti colpi di mitragliatrice pesante sulla facciata. Intere colonie di colombi avevano nidificato negli anfratti presenti nella muratura, producendo notevoli depositi di guano che nutrivano le vaste superfici infestate da licheni crostosi e muschi, oltre che parietarie e altre piante superiori come il fico.
Una patina generalizzata di sporco, più evidente sulla fascia dei due piani centrali dell’edificio ricopriva i paramenti.
I gradoni del piano terra avevano subito pesanti rimaneggiamenti, smontaggi e arbitrii.
Le murature del corpo aggiunto erano interessate da ampie e profonde lesioni verticali che lo ricoprivano per quasi tutta l'altezza, erano cadute vaste zone d’intonaco, sia per decoesione dal supporto, che per il degrado subito dal reticolo salino delle malte. L'intonaco nelle parti residue presentava spanciature ed estesi e profondi distacchi dal supporto e un profondo cretto generalizzato.
A causa dei movimenti di scivolamento del fabbricato sulla faglia, quasi tutti gli architravi della facciata e del corpo aggiunto, erano ampiamente lesionati come per cedimento statico. I travertini, a parte la patina di sporco presente su tutto l’edificio e alcune velature discontinue di ossalati, erano interessati da lesioni e fratture, nonché da vecchi interventi di discutibile validità.
Pochissime tracce di decoro colorato o colore apparivano sulle parti più protette degli stemmi e su un capitello.
Alcune lunette delle finestre presentavano i lacerti di una prima dipintura ad affresco e di una seconda, più tarda, data a latte di calce, su un sottile intonaco sovrapposto.
Uno stato di incuria e di colpevole trascuratezza si leggeva su tutta la superficie per i piccoli, ma deturpanti interventi di fissaggio di tubi, condotte, scolmatori, chiodi, staffe, fili elettrici e telefonici di ogni epoca. Isolatori di porcellana, sigillature a silicone e a cemento idraulico comparivano sui paramenti contornando abbondantemente le finestre di tutti i piani. Pesanti quanto inidonee stuccature a cemento grigio comparivano sui travertini e sui paramenti.
La gelività aveva avuto il suo ruolo pesante sulla sfogliatura dei paramenti calcoarenitici accelerandone il degrado.
Vaste patine di ossalati interessano parte dei travertini e dei paramenti.
Macchie di ruggine comparivano sotto i porta stendardo infissi sulla facciata.
La colonna centrale della seconda bifora al primo piano, evidentemente crepata e sezionata in più parti, era stata cerchiata con due bande di lamiera di ferro e riadesa con cemento grigio.
• Interventi
1. Tutta la polvere, i depositi e le deiezioni presenti sulla facciata sono stati rimossi e raccolti con scope, e spatole.
2. Disinfestazione.
3. Preconsolidamento con Silicato d’Etile.
4. Prima di procedere al lavaggio dei paramenti, che è stato effettuato con acqua deionizzata a bassa pressione e spazzole di saggina, le maggiori scaglie di Calcoarenite sono state preventivamente fermate con apposito stucco.
5. Sulle parti interessate da sporco particolarmente grasso sono state eseguiti impacchi veicolati in pasta di legno.
6. Le operazioni di “cuci e scuci” sono state eseguite con mattoni e con malta.
7. Le parti scoperte del corpo aggiunto sono state intonacate.
8. I consolidamenti dei vecchi intonaci sono stati effettuati con iniezioni di maltina.
9. Tutte le lesioni degli architravi sono state risanate, previo puntellamento ove necessario, con l’inserzione in appositi fori di sbarre di vetroresina.
10. Sono state rimosse le cerchiature che interessavano la colonna della seconda bifora al primo piano, e ripulito il cemento, si è provveduto al riassemblaggio delle parti costituenti, mediante l’inserzione di numerosi perni di vetro resina e l’incollaggio delle parti adiacenti con mastice bicomponente.
11. Sono stati inseriti un tassello di travertino sul marcapiano centrale e un altro sul cerchio centrale della bifora dell'ultima finestra del primo piano.
12. Le stuccature dei travertini sono state effettuate con uno stucco a base di calce Lafarge, Carbonato di Calcio, Bianco di Titanio, colori per affresco e Primal ac 33.
13. Le necessarie stuccature sui paramenti arenitici sono state effettuate con Calce Lafarge, pozzolana, colori per affresco e Primal.
14. I porta aste di ferro battuto, come le grate sulle finestre dei piani bassi, sono stati trattati con fosfatante
15. Le colature di ruggine sotto i porta stendardo sono state ridotte.
16. Alcune delle finestre che erano state tompagnate in modo molto rozzo con mattoni e altri materiali, sono state intonacate in modo da raccordarle con i paramenti.
17. Nelle parti fessurate e lesionate dei paramenti arenitici, sono state infisse in fori di opportuno diametro delle sbarre di vetroresina a collegamento elastico delle parti.
18. Gli stemmi che presentavano tracce di un antica policromia sono stati lavati con acqua deionizzata, Le parti interessate da sporco tenace, sono state pulite con impacchi di una soluzione di Ammonio carbonato su carta riso supportata con polpa di legno.
19. Alcune stuccature sono state intonate con spugnature di una maltina a base di calce Lafarge, pozzolana e Primal AC33 e con colori per affresco.
20. La protezione finale è stata data con un composto silossanico.Successivamente alcune zone delimitate sono state intonate con una leggera velatura di colore per affresco veicolato in protettivo silossanico (questa procedura fu adottata dalla CBC nel restauro che effettuò negli anni ’90 sulle statue della fontana di Trevi, sotto la sorveglianza dell’ICR, e che ancora resiste).
21. I paramenti dei gradoni sono stati risanati.
22. Gli affreschi ancora presenti nelle lunette hanno subito:
a. Il processo di consolidamento degli intonaci, con apposita maltina iniettata.
b. La pulitura con impacchi di Ammonio carbonato in polpa di legno su carta riso.
c. La stuccatura delle lacune con malta a base di grassello di Calce, sabbia di fiume, e Primal.
d. Il ripristino cromatico, con colori ad acquerello della Windsor e Newton.
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