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La “Cappella del Crocifisso”, nella trecentesca chiesa dell’Incoronata, è collocata a sinistra dell'altare maggiore. All’inizio del ‘400 fu affrescata con “Storie della vita di San Ladislao”, attribuite a un ignoto pittore di origine marchigiana e formazione padana, indicato con il nome di Maestro delle storie di San Ladislao - i frammenti dei dipinti sono oggi esposti nella navata maggiore-. Sulle volte della cappella sono dipinte le “Storie della Vergine”, attribuite allo stesso autore.
• Stato di conservazione
Gli strappi degli affreschi delle volte con “Storie della Vergine”, giacenti nel più completo abbandono di un sottotetto del convento di Santa Chiara, si presentavano interessati da uno spesso strato di polvere e sporco.
Era evidente, dall’esame a vista dei reperti, che si trattava di uno strappo eseguito in condizioni precarie per le tracce di sali che ancora si evidenziavano sulle superfici, per la scarsezza di materiale cromatico originale e per i vasti tratti di consunte ridipinture non rimosse all’atto della pulitura, ante strappo.
Certamente la volta originaria era interessata da forti infiltrazioni che negli anni avevano disgregato il film carbonatico dell’affresco e disciolto i successivi e vasti ritocchi eseguiti da generazioni di restauratori.
Gli affreschi, fissati su più strati di “calicot” mediante un collante formato da una miscela di Caseinato di Calcio e Vinavil, senza alcuno strato sacrificale, erano stati adesi a piani di supporto costituiti da diversi strati scatolati di masonite, fissati l’uno all’altro mediate rivetti e colla.
Considerando la perdita, talvolta estesa delle campiture originali, di cui in alcuni casi non restavano che poche isole, il restauratore, all’epoca dello stratto, fu costretto per dare una certa lettura all’insieme, a ricorrere a beveroni colorati, che mascherarono compendiariamente le superfici delle primarie lacune.
• Caratteristiche ambientali dell’edificio dell’Incoronata
1. La muratura è a blocchi di tufo legati da malte pozzolaniche.
2. Gli affreschi trattati in questa relazione decoravano la Cappella del Crocefisso posta a lato sinistro dell’altare maggiore.
3. L’edificio gode dell’illuminazione naturale proveniente dalle due porte e dalle sfinestrature in alto, più ampie dal lato di via Medina.
4. L’illuminazione artificiale proviene da fari ad incandescenza, praticamente inutili durante il giorno.
5. Non esiste un impianto fisso di riscaldamento.
6. I locali non denunciano anormali sbalzi di temperatura, l’umidità relativa supera la norma quando l’edificio resta chiuso per diversi giorni.
7. Si notano alcune macchie d’umido circoscritte, dovute alla probabile rottura di condotte pluviali.
• Caratteristiche ambientali della Cappella del Crocefisso
1. L’ambiente prende luce da una lunga finestra di fronte all’arco d’ingresso. L’illuminazione più forte di mattino si affievolisce nel pomeriggio ed ha un exursus stagionale da 3,6 a 6,8 EV.
2. Gli affreschi ricoprivano le pareti, i pennacchi e le vele. Allo stato manca la vela verso la finestra come tutta la decorazione della sua parete.
3. All’epoca dell’inizio dei lavori la parete sinistra era interessata da una grossa macchia d’umido, ora asciutta. La parte centrale del lacerto d’affresco ancora presente sulla parete risultava fortemente sollevata per la decoesione degli intonaci dal supporto, causata da un vecchio consolidamento a gesso che si era gonfiato per l’umidità.
4. Le volte delle vele non erano più quelle originali in quanto almeno gli intonaci erano stati rifatti durante il restauro architettonico.
• Tecnica degli affreschi
1. Gli affreschi furono eseguiti su di un arriccio di colore chiaro ben carbonatato.
2. Le sinopie come si evince da quelle presenti sulle pareti laterali sono dipinte con terra rossa con tocchi eleganti e compendiari, si notano poche tracce di cordino.
3. Non è apprezzabile lo spessore del tonachino originale data la natura dello strappo.
4. Si notano i segni incisi nella malta fresca e alcune “giornate”, sulle parti laterali all’arco d’ingresso non si notano segni di pontate.
5. Data la natura dello strappo non si evidenziano interventi a secco.
• Interventi
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1. Data la particolare delicatezza degli affreschi e le complesse manovre necessarie per portarli alla quota di fissaggio, è stato necessario ricorrere ad una particolare struttura ideata per l’occasione, che congiungesse le doti di rigidità alla massima leggerezza dei supporti.
2. Per la struttura si è scelto il tubolare rettangolare d’alluminio in diverse sezioni complementari, i componenti sono stati assemblati mediante rivettatura.
3. I telai sono stati modellati direttamente sulle curve delle rispettive vele.
4. Per flettere i pannelli a nido d’ape sulle curve dei telai era necessario un particolare spessore, che non esiste normalmente in commercio (abitualmente per lavori più grossolani nel passato si ricorreva a strisce di nido d’ape sovrapposte ai margini (come tegole e incollate a sezione secondo la curva che viene pareggiata con una stuccatura di abbondante malta). Nel nostro caso, questo non era possibile per l’eccesso di peso e spessore che i supporti così articolati avrebbero raggiunto. Appositamente abbiamo studiato dei “Nido d’ape” che rispondevano precisamente alla notra esigenza.
5. Fin dalle prove di montaggio sono stati predisposti gli ancoraggi.
6. La superficie degli affreschi, dopo la rimozione della velinatura di protezione apposta all’atto del trasporto dalla chiesa di Santa Chiara, è stata trattata con impacchi di acqua distillata e Ammonio carbonato veicolato in polpa di cellulosa.
7. Sono stati rimossi i velatini supportanti la pellicola pittorica.
8. L’imprimitura dei nuovi supporti è stata ottenuta mediante un sottile strato di preparazione a base di Vinavil e Pozzolana.
9. I velatini sono stati adesi mediante una malta composta da sabbia di fiume e Vinavil.
10. Le tracce talvolta consistenti di residui collanti e di ridipinture sono stati eliminati con tamponi di acetone.
11. Le stuccature delle lacune sono state eseguite con una maltina a base di carbonato di Calcio, Pozzolana, Calce spenta e Primal Ac 33.
12. Le necessarie integrazioni, secondo le indicazioni del direttore dei lavori, sono state effettuate con acquerelli della Windsor e Newton.
13. Mediante una serie di gradini aggettanti il ponteggio, gli affreschi sono stati issati al livello della volta e mediante una leggera puntellatura sono stati ricollocati.
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